Lo sport, soprattutto il rugby, mi ha sempre interessato, mi piace guardarlo in tv o seguire le competizioni di mio fratello. Mi ha sempre colpito come il corpo umano sia in grado di migliorarsi sempre, fino a raggiungere prestazioni straordinarie, anche se, purtroppo la nostra mente e la cultura dello sport di oggi ci fanno credere di avere bisogno di sostanze speciali per ottenere risultati sempre migliori. Io credo che l’unica sostanza speciale di cui un atleta abbia bisogno sia l’amore di chi gli sta vicino e lo accompagna, dai familiari agli allenatori. Credo che un buon livello di sana autostima, libera dai deliri di onnipotenza, sia il miglior anabolizzante possibile, sentirsi amati e accettarsi per come si è, è, secondo me, l’epo del futuro. Effetti collaterali: gioia e serenità contagiose ad altissimo rischio per il ritrovato piacere di fare le cose perchè fanno stare bene e non per avere soldi e gloria.
Dosi speciali di sguardi di stima e di soddisfazione da parte di chi ti vuole bene, valgono molto più di dosi massicce di anfetamine e gli effetti sono reali e gratificanti senza rischi per la salute. E’ necessario recuperare relazioni positive nello sport come nella vita.
E’ triste sapere che per raggiungere un risultato, qualcuno, soprattutto i giovani, sia indotto a pensare che la propria vita valga cosi poco senza quel traguardo da metterla a rischio con sostanze dannose. Lo sport dovrebbe insegnare la sacralità del limite umano: chi ci ha creati lo ha messo per proteggerci, non ostiniamoci ad andare oltre le possibilità umane continuando a maltrattare il corpo che ospita il nostro spirito. Il limite esiste ed è necessario come l’alternarsi del giorno e della notte, non serve fare finta che non esista se non a farci del male.
L’uomo ha bisogno di giocare, fin da bambino, ma anche da grande, per divertirsi e per sperimentare il benessere di un gruppo solidale con cui raggiungere un obiettivo o con cui misurarsi per continuare a crescere, senza snaturarsi però.
Prima di cambiare la cultura sportiva, occorre ricreare una cultura del corpo sano di cui prendersi cura nella sua essenza e non solo a livello estetico, occorre riscoprire il senso della fatica e la gradualità nel raggiungere i risultati.
17 febbraio 2017 at 23:32
Caro Matteo, ti ringrazio per la tua osservazione sul rispetto del limite come occasione per avere cura del corpo che ospita il nostro spirito, ti ringrazio per l’attribuzione di sacralità a questo limite come via verso lo spirito. Leggerti è sempre bello, un dono di saggezza e stupore insieme. Grazie di cuore
Lodovica
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